La fibromialgia, o sindrome fibromialgica o sindrome di Atlante, è una sindrome caratterizzata da dolore muscolare cronico diffuso associato a rigidità . La sua diagnosi e caratteristiche cliniche sono controverse. Le possibili cure sono oggetto di continui studi; la malattia sarebbe compatibile con l’attività lavorativa svolta dal soggetto debilitato.[1]
Gli indici di infiammazione risultano nella norma. Prevalentemente interessati dal dolore sono: la colonna vertebrale, le spalle, il cingolo pelvico, braccia, polsi, cosce. Al dolore cronico, che si presenta a intervalli, si associano spesso disturbi dell’umore e in particolare del sonno, nonché astenia, ovvero affaticamento cronico. Inoltre la non-risposta ai comuni antidolorifici, nonché il carattere “migrante” dei dolori, sono peculiari della fibromialgia. Va segnalato inoltre, come la gran parte dei sintomi è comune ad altre due discusse sindromi imparentate con la fibromialgia: la CFS (Chronic Fatigue Syndrome, cioè sindrome da fatica cronica), e la MCS (o Sindrome da multi-sensibilità chimica).
Etimologia
In passato, fin dal 1800 la malattia era già conosciuta ma con tanti altri nomi: nel 1904 ad esempio la malattia venne chiamata Fibrosite da Gowers.[2]Ogni nome divenne poi sinonimo dell’unico nome ora ufficiale di fibromialgia, termine coniato nel 1976 dove si riuscì a descrivere accuratamente i sintomi.
Il termine fibromialgia deriva dal latino fibra [3] e dal greco myo (muscolo)[4] unito ad algos (dolore).[5]
Epidemiologia
Insorge prevalentemente nelle persone di sesso femminile in età adulta (dalla seconda alla quinta decade, con picchi verso i 25-35 e 45-55 anni), anche se non sono rari casi di fibromialgia in età pediatrica o durante l’adolescenza.
Fra le malattie reumatiche è molto rara, l’incidenza fra gli uomini risulta dell’0,5% mentre per le donne arriva a sfiorare il 2% della popolazione mondiale.[6]. Spesso la diagnosi arriva tardivamente e dopo molti controlli medici, in quanto essendo un insieme di sintomi, spesso viene mal interpretata. La sensibilità al dolore, la facile stancabilità , portano la persona affetta da questa patologia a un isolamento nella vita lavorativa, di gruppo e affettiva, in quanto viene erroneamente valutata come “ipocondria” o esagerazione nel focalizzare i sintomi.
Sintomi
Possono dunque presentarsi, nel soggetto affetto da fibromialgia, una vasta gamma di sintomi, non necessariamente manifestantisi tutti e nello stesso momento. Se ne elencano i principali e\o più diffusi:
- insonnia o sonno non riposante
- Diminuzione della forza muscolare nelle mani e nelle braccia[9]
- astenia
- rigidità e impaccio nel movimento al risveglio
- crampi (soprattutto notturni)
- fascicolazioni
- sensazioni (parestesie) come formicolii, stilettate, intorpidimento
- cefalea [10]
- ansia, depressione, attacchi di panico
- alterazioni dell’equilibrio
- senso di confusione o di stordimento
- difficoltà di concentrazione
- secchezza degli occhi, della bocca, della pelle
- visione sfocata
- temperatura alterata oppure alterata percezione di caldo e freddo
- intolleranza al freddo oppure al caldo-umido, o a tutti e due
- ipersensibilità della pelle, della vista, dell’olfatto, dell’udito
- vestibolite (infiammazione cronica del vestibolo vulvare)
- fotofobia e intolleranza ai segnali luminosi quali: monitor del pc, televisione, ecc.
- persistenza del dolore anche dopo il trattamento con antidolorifici ed antinfiammatori tradizionali
- percezione di un dolore “diverso” da quello a cui si era abituati prima di ammalarsi
- sensibilità ai mutamenti meteorologici ed ai cambi di stagione (meteoropatia)
Eziologia
La causa esatta di tale malattia è ancora sconosciuta e sotto studi accurati: attualmente si pensa che alla base di questa sindrome possa esserci un disturbo che coinvolge il sonno (nello stadio 4), o comunque fattori di stress sia di tipo fisico che psicofisico.[11]
Per quanto riguarda l’eziologia dolorosa della malattia, recentemente si è dimostrato un ruolo centrale per la neurotrasmissione dopaminergica nella percezione del dolore, quindi una diminuzione di dopamina probabilmente contribuisce al nascere dei sintomi dolorosi che si presentano nella fibromialgia.[12]
Uno studio di medicina nucleare correlerebbe alcune manifestazioni cliniche della sindrome con alterazioni perfusorie nelle aree encefaliche deputate alla percezione ed elaborazione emotiva degli stimoli nocicettivi.[13]
Complicanze
Sindrome di Sjögren, per i bassi anticorpi nucleari contenuti.[18]
Esami
L’esame obiettivo (ovvero l’esame condotto dal medico attraverso l’uso dei cinque sensi) rimane l’esame più valido dove attraverso la pressione dei punti chiave, si comprende la presenza della malattia.Altri esami vengono utilizzati soltanto nella fase avanzata (radiologia) o per escludere altre malattie di cui si presume l’esistenza (in tal caso validi gli esami bioumorali).Altri esami sono la scintigrafia (dinamica con tecnezio petecnetato, la forma prescelta), risonanza magnetica e l’ecografia.
Terapia
I trattamenti per la fibromialgia sono di varia natura, e quello corretto viene individuato a seconda se sia in presenza di una nuova forma o di una recidiva. Vi è un trattamento naturale e uno farmacologico.
Terapia naturale
Riposo assoluto nei primi giorni in cui si è manifestata la malattia, ma la persona non deve mai essere immobilizzata, per non ampliare il sintomo di rigidità già presente, in seguito si dovrebbe esercitare un po’ di stretching:[19] l’individuo deve effettuare lavoro sui muscoli dolenti, distendendoli e rimanendo in tale posizione per 30 secondi e ripetuti più volte, mentre aerobica o altro esercizio fisico possono migliorare i sintomi. L’attività fisica deve essere continuativa ma non eccessivamente intensa ed aumentata progressivamente senza eccessi. Una buona percentuale di malati risponde positivamente a determinate tecniche di rilassamento (per es. il nuoto) ed alle terapie comportamentali, che svolgono il ruolo di migliorare la conoscenza e il rapporto del paziente con il proprio corpo e con la fibromialgia stessa. Importantissimo poi è il recupero del sonno perduto, inoltre occorre farsi effettuare massaggi e risiedere in ambienti caldi.[
Terapia farmacologica
Data l’impossibilità di formulare una diagnosi basata su evidenze mediche e soprattutto in considerazione della natura equivoca della fibromialgia, non esiste una terapia universalmente adottata la cui efficacia sia scientificamente provata. Molti sono i farmaci utilizzati, come i FANS, (antinfiammatori non sterodei), ma non hanno avuto buoni risultati, molti più risultati hanno dato i miorilassanti (come la ciclobenzaprina) e la S-adenosil-metionina. I miorilassanti centrali hanno efficacia temporanea, in quanto dopo una lieve attenuazione dei sintomi dolorosi, accentuano i deficit cognitivi e percettivi spesso presenti nella sindrome. Studi hanno dimostrato l’efficacia di antidepressivi come nel caso dell’ Amitriptilina (un antidepressivo triciclico) che rimane il principio attivo di prima scelta visto anche la loro qualità di riuscire a migliorare la qualità del sonno, altri principi secondari sono Fluoxetina (inibitore selettivo della ricaptazione della serotonina più comunamente chiamati (SSRI), e la Duloxetina, i risultati appaiono discreti ma vengono dati nel breve periodo.[21] Inoltre ultimamente viene utilizzato anche la venlafaxina, ovvero un antidepressivo che agisce sia sulla serotonina che sulla noradrenalina. Gli integratori di calcio, magnesio, vitamine ed oligominerali non danno un beneficio reale e vengono utilizzati empiricamente, anche come forma di automedicazione, dai malati con risultati contrastanti. Il loro effetto è transitorio e ridotto o molto simile all’effetto placebo. Gli oppiacei svolgono un ruolo marginale nel trattamento della fibromialgia, in quanto agiscono sulle vie dolorifiche a livello del sistema nervoso centrale che non sono interessate in questa sindrome che, a quanto pare, utilizza altre vie di trasmissione e controllo del dolore, per il momento ancora totalmente sconosciute.
I cortisonici, un tempo usati con facilità , sono altamente controindicati. Alcuni malati traggono beneficio da dopaminergici a bassissimo dosaggio.
Il Pregabalin è un analogo del neurotrasmettitore GABA, come il gabapentin, è indicato nel trattamento del dolore neuropatico periferico, cioè dovuto a un’anomalia anatomica e/o funzionale del meccanismo di segnalazione del dolore del sistema nervoso periferico, ma dà risultati apprezzabili solo su una percentuale minoritaria di pazienti fibromialgici, mentre sono assai diffusi pesanti effetti collaterali come sonnolenza, deficit cognitivo, alterazione della frequenza cardiaca, tremori ecc.
Terapia multifattoriale
L’attuale letteratura suggerisce una combinazione fra le due tipologie di cura per ottenere i migliori risultati.
– Terapia psicologica – Essendo una patologia non deformante e non ancora riconosciuta dalla Sanità come valida ai fini di riconoscimento di invalidità , nonostante il soggetto con SF non riesca a mantenere uno status lavorativo sempre efficiente, il primo fattore che subentra è uno stato di depressione che può essere gestito da chi, conoscendo la propria malattia (e quindi i propri limiti) riesce a gestire la situazione, o necessita di aiuto psicologico che si può trovare nei gruppi di auto-aiuto o nella comprensione dei familiari e di chi gli sta intorno che capisce (ma senza pateticità e in modo costruttivo) i bisogni del soggetto.